Un intenso sentimento religioso ed energico permea le strade della Calabria durante il periodo pasquale. Una terra passionale, dove la fede è molto presente e le tradizioni sono ben radicate. Per queste caratteristiche, il mistero della morte e della resurrezione del Cristo viene celebrato con processioni, veglie e altre manifestazioni folcloristiche. In questo clima di intensa aggregazione prendono forma i cosiddetti canti dolorosi della Passione, che ancora oggi rappresentano, non solo durante la Pasqua, una delle peculiarità della regione. Le processioni durante la Settimana Santa vengono accompagnate dai lamenti levati al cielo dalle donne addolorate e straziate per la morte di Cristo. Un’immagine tipica ed emozionante a cui è possibile assistere anche a Cassano allo Ionio, dove ha luogo l’Imitatio Christi, o a Catanzaro, in cui ogni anno va in scena la Processione della Naca, termine dialettale di origine greca che indica la culla dove è adagiato il corpo di Gesù. Per la verità, la cerimonia avviene anche in altre località calabresi, ma è nel capoluogo che essa ha maggiore risonanza. A partire dal giovedì Santo, i classici rintocchi delle campane vengono sostituiti da colpi di raganelle. Il giorno di Pasqua, quindi, è usanza della città riunirsi sin dalle prime ore del pomeriggio per dare vita alla processione, che si protrae fino a tardissima notte. Ciascuna confraternita veste gli abiti della tradizione ed accompagna i colorati rappresentati dei quartieri nel corteo di fiaccole che illumina la città. Il suono dei tamburi della banda locale detta il passo. Si tratta di una processione penitenziale di origini spagnole.
In provincia, invece, a Nocera Terinese, non potete assolutamente perdervi il suggestivo rito dei Vattienti, chesi ripete immutato da centinaia di anni la sera del venerdì Santo ed il sabato Santo e che ripercorre gli ultimi drammatici momenti della sua vita in modo toccante e violento. A margine della processione della Madonna Addolorata, prende forma questa usanza per cui i Vattienti, vestiti con una maglietta scura ed un pantaloncino, rappresentano il Cristo Flagellato, e sono legati da una corda ad un accompagnatore, l’Ecce Homo, coperto solo da un panno avvolto alla vita, che rappresenta invece Gesù, con la crosce in spalla, che si reca dinnanzi a Ponzio Pilato per esseregiudicato. Il Vattiente ricorda la sofferenza di Gesù autoflagellandosi duramente con un disco di sughero, detto “cardo”, costellato da 13 schegge di vetro. Un numero non casuale dove la scheggia più acuminata e sporgente raffigura il tradimento di Giuda. La processione, intervallata da momenti in cui le ferite vengono asciugate dalla “rosa”, un altro disco di sughero levigato che assorbe il sangue che scorre sulle gambe, e disinfettate con del vino, culmina con l’incontro dei manifestanti con l’antichissima Statua della Pietà. Un momento toccante e davvero intenso, dove i penitenti ed i partecipanti tutti lodano la Madonna.
Vibo Valentia e la sua provincia sono fortemente legate alle tradizioni di epoca medievale. Un esempio lo troviamo a Nicotera dove il venerdì Santo è celebrato con la cosiddetta pigghiata, una rappresentazione folkloristica della condanna di Cristo. A Bagnara Calabra, in provincia di Reggio Calabria, va in scena un rito di epoca secentesca, ovvero la affruntata: da un lato del paese viene preparata la statua del Cristo, dall’altro quella della Madonna. Durante la processione i due distinti cortei si incontrano, simulando i momenti della resurrezione, con abitanti vestiti da angeli e da apostoli e narrazioni tratte dal Vangelo.
La Pasqua è anche buona cucina, così, tra le pietanze calabre tipiche del periodo potrete gustare la Pitta Ripiena, un grande classico dal gusto salato. Si prepara con base di pasta di pane a lievitazione lenta, che viene farcita con ricotta secca di pecora, caciocavallo, uova sode e salsiccia piccante. Tra i dolci, invece, non potete assolutamente rinunciare ad un assaggio di Guta: una preparazione che ricorda una tradizionale brioche, modellata in forme benaugurali, come colombe, cestini o corone, ed impreziosita da uova sode incastonate sulla sommità. La Guta, detta anche Cuzzupa, si impasta solitamente durante la settimana santa e viene mangiata la domenica di Pasqua, proprio a simboleggiare la fine della quaresima.